Diabete 2, girovita direttamente correlato con il rischio di gravi danni al fegato.

Secondo uno studio esiste un legame tra girovita ampio e progressione della steatosi epatica non alcolica  nei diabetici di tipo 2 .

Secondo uno studio presentato all’incontro annuale dell’Associazione europea per lo studio del diabete (EASD) esiste un legame tra girovita ampio e progressione della steatosi epatica non alcolica (NAFLD) nelle persone con diabete di tipo 2 (DM2). Per dirla in numeri, ogni aumento di 1 cm della circonferenza vita si associa a un aumento del 5% del rischio di sviluppare una grave fibrosi epatica, tipica della fase avanzata della NAFLD, malattia caratterizzata da un progressivo accumulo di grasso nel fegato.

«È noto che fino al 15-20% ei pazienti con DM2 ha una fibrosi epatica avanzata» esordisce la coautrice Tiphaine Vidal-Trécan, dell’ospedale Lariboisiere di Parigi in Francia, che assieme ai colleghi ha studiato la relazione tra girovita e NAFLD in 684 pazienti affetti da DM2, età media 61 anni, indice di massa corporea (BMI) 28,7 e circonferenza della vita di 104 cm. Il 59% erano maschi. «Le scansioni elastografiche con ultrasuoni eseguite con fibroscan hanno mostrato che il 74,5% dei partecipanti aveva una NAFLD, che nel 12,4% dei casi era progredita verso la fibrosi avanzata» scrivono gli autori, aggiungendo che il 24,8% dei soggetti che ha preso parte allo studio ha avuto complicanze macrovascolari come le malattie cardiache, mentre il 20,5% ha sviluppato una retinopatia, il 39,4% una neuropatia e il 38,3% una nefropatia. «La nefropatia è risultata significativamente più frequente negli individui con fibrosi avanzata rispetto agli altri, tant’è che il 52,1% delle persone con fibrosi avanzata aveva una nefropatia, a fronte del 36,3% dei diabetici senza fibrosi epatica» riprende la ricercatrice, precisando che i tassi delle altre complicanze (macrovascolare, retinopatia e neuropatia) non differivano nei due gruppi. Inoltre, non solo ogni aumento di 1 cm del girovita era associato a un aumento del 5% del rischio di sviluppare fibrosi avanzata, ma lo erano anche elevati di AST, un marker di danno epatico. «I diabetologi dovrebbero conoscere questi collegamenti, così da verificare l’esistenza di fibrosi avanzata in presenza di elevati valori di girovita o AST» conclude Vidal-Trécan. Lo studio è in corso di pubblicazione sulla rivista Diabetologia.

Conferenza EASD
https://www.easd.org/annual-meeting.html

© RIPRODUZIONE RISERVATA

fonte: Doctor33

 

 

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Doctor33

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