Diabete di tipo 1: l’efficacia dell’autocontrollo dipende dalle diverse fasi della vita adulta

I comportamenti dei pazienti nell’autogestione del diabete di tipo 1 (T1D) variano a seconda delle diverse fasi dell’età adulta, secondo uno studio pubblicato su Diabetes Care il cui scopo era di analizzare l’autogestione del diabete in relazione al controllo glicemico nell’arco della vita
adulta. Margaret McCarthy della New York University Rory College of Nursing di New York City,

e Margaret Gray della Yale School of Nursing di Orange, nel Connecticut, hanno esaminato i modelli di comportamento di autogestione del diabete in termini di compenso metabolico conducendo un’analisi post-hoc dei dati di 7.153 adulti arruolati nel Type 1 diabetes Exchange Clinic Registry, istituito nel 2010 con l’inserimento delle caratteristiche anagrafiche e cliniche di 25.833 individui con diabete di tipo 1 seguiti in 76 centri diabetologici di 33 stati dell’Unione.

«I partecipanti sono stati classificati in quattro fasi dell’età adulta: emergente (tra 18 e meno di 25 anni), giovane (tra 25 e meno di 45 anni), mezza età (tra 45 e meno di 65 anni) e anziani (65 anni o più). «I dati sono stati raccolti tramite questionari e revisioni della cartella clinica al momento dell’arruolamento» spiegano le autrici, che hanno messo a confronto i fattori sociodemografici, clinici e relativi al diabete tra i gruppi, mentre per ciascuna fascia di età sono state effettuate regressioni logistiche per identificare i fattori predittivi associati a valori di emoglobina glicata (HbA1c) pari o superiori al 7%. E a conti fatti le ricercatrici hanno scoperto che gli emergenti e gli anziani avevano i livelli medi maggiori e minori di HbA1c in confronto agli altri gruppi, con valori rispettivamente dell’8,4% e del 7,3%. Per gli emergenti, inoltre, le probabilità di usare pompe insuliniche o monitoraggi glicemici continui erano più basse, rispettivamente il 56% e il 7%, a fronte di un rischio elevato di saltare almeno una dose di insulina al giorno e di avere almeno un episodio di chetoacidosi diabetica nell’anno precedente. «Valutando l’efficacia dell’autogestione del diabete gli operatori sanitari dovrebbero considerare le diverse fasi della vita adulta del paziente, che a seconda dell’età includono variabili come il lavoro e la famiglia, oltre al potenziale carico di comorbilità» concludono Gray e McCarthy

fonte:

Diabetes Care 2018. Doi: 10.2337/dc17-2597

http://care.diabetesjournals.org/content/41/8/1608

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