Diabete di tipo 2, se la diagnosi è in età giovane maggior rischio a lungo termine di patologie renali

Gli adulti con una diagnosi di diabete di tipo 2 prima dei 30 anni hanno maggiori probabilità di sviluppare nel tempo un'insufficienza renale.

Gli adulti con una diagnosi di diabete di tipo 2 prima dei 30 anni hanno maggiori probabilità di sviluppare nel tempo un’insufficienza renale rispetto a quelli con una durata del diabete più breve. Sono i risultati di uno studio australiano pubblicato sulla rivista Diabetes Care.

«È opinione diffusa che il diabete di tipo 2 a esordio in età più giovane abbia una traiettoria più aggressiva e che alla fine porti a un rischio considerevolmente più elevato di complicanze a causa di una differenza innata nella fisiopatologia» ha affermato il primo autore dello studio Jedidiah Morton del Baker Heart and Diabetes Institute della School of Public Health and Preventive Medicine della Monash University di Melbourne, in Australia. «Tuttavia, mancano evidenze solide per supportare questa ipotesi, in particolare con importanti endpoint relativi alle complicanze microvascolari.

«La malattia renale allo stadio terminale (ESRD) è uno di questi ed è associata a costi e oneri significativi. L’opinione prevalente è che il rischio di insufficienza renale sia generalmente basso nel diabete di tipo 2, ma finora nessuno studio ha valutato il rischio a lungo termine. Per questo motivo abbiamo cercato di quantificare il rischio a lungo termine di ESRD nelle persone con diabete di tipo 2 e in che modo varia in base all’età di insorgenza del diabete» ha aggiunto.

Le evidenze cliniche suggeriscono che il diabete di tipo 2 a insorgenza giovanile (<40 anni) comporta un deterioramento più rapido della funzione delle cellule β rispetto alla malattia a insorgenza più tardiva, come anche a un rischio di complicanze più elevato rispetto a chi soffre di diabete di tipo 1, per via di una maggior durata della malattia. Con l’aumentare del numero di giovani adulti con diabete di tipo 2, si prevede che la forma a esordio giovanile diventerà più frequente sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati, in particolare in alcune etnie.

Studio basato su registri nazionali australiani
I ricercatori hanno analizzato i dati di oltre un milione di adulti con diabete di tipo 2 seguiti dal 2002 al 2013 (età media dell’insorgenza del diabete, 58 anni) e iscritti all’Australian National Diabetes Services Scheme (NDSS), un database collegato con l’Australia and New Zealand Dialysis and Transplant Registry e l’Australian National Death Index.

Tra il 2002 e il 2013 si sono verificati 7.592 nuovi casi di malattia renale allo stadio terminale (ESRD) e 192mila decessi nel corso di quasi 8 milioni di anni-persona di follow-up.

Durante i primi 10-15 anni successivi all’insorgenza del diabete, l’incidenza di ESRD era più alta tra i soggetti nei quali il diabete si era sviluppato in età più avanzata ma, considerando una maggior durata della malattia, si è rivelata superiore in quanti avevano sviluppato il diabete in età più giovane. Dopo 40 anni di diabete, l’incidenza cumulativa di ESRD è infatti risultata rispettivamente dell’11,8% e del 9,3% nei pazienti con diagnosi di diabete alle età di 10-29 anni e di 30-39 anni.

Quando è stata inclusa la morte per ESRD senza terapia renale sostitutiva, l’incidenza di ESRD è rimasta più elevata tra i diabetici con insorgenza in età più avanzata per i primi 20 anni, senza che emergesse un chiaro effetto dell’età per durate più lunghe della malattia.

«Il rischio a lungo termine di ESRD nel diabete di tipo 2 è molto più elevato di quanto ci si potrebbe aspettare sulla base di quanto emerso in studi precedenti», ha detto Morton. «Questo rischio riguarda in modo sproporzionato le persone nelle quali in diabete insorge quando sono più giovani, perché hanno maggiori probabilità di sopravvivere per periodi più lunghi. Inoltre, se confrontato con l’insorgenza in età avanzata, lo sviluppo del diabete di tipo 2 in età più giovane non comporta alcun rischio aggiuntivo di ESRD, al di là degli effetti conseguenti a una maggiore durata del diabete».

Morton ha fatto presente che lo studio è stato condotto utilizzando dati raccolti prima della diffusione dell’uso dei farmaci SGLT2 inibitori. Considerati i loro importanti effetti protettivi sulla funzione renale, il loro impiego dovrebbe ridurre l’incidenza cumulativa di ESRD nelle persone che soffrono di diabete di tipo 2.

Davide Cavaleri

fonte: Pharmastar

Bibliografia
Morton JI et al. The Association Between Age of Onset of Type 2 Diabetes With the Long-term Risk of End-Stage Kidney Disease: A National Registry Study. Diabetes Care 2020 Jun; dc200352.

fonte:

Pharmastar

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