Diabete, un intervento comportamentale può migliorare l’attività fisica nei pazienti

Da uno studio risulta che le persone con diabete di tipo 2 trattate con un intervento comportamentale hanno mostrato un aumento dell'attività fisica e una diminuzione del tempo trascorso in maniera sedentaria.

Uno studio guidato dall’Università Sapienza di Roma ha concluso che le persone con diabete di tipo 2 trattate con un intervento comportamentale hanno mostrato un aumento dell’attività fisica e una diminuzione del tempo trascorso in maniera sedentaria, rispetto a coloro che hanno ricevuto cure standard, e che questo effetto è durato per almeno tre anni.

Gli autori dello studio, diretto da Giuseppe Pugliese e pubblicato su JAMA, hanno anche riscontrato che lo stato di allenamento cardiorespiratorio e la resistenza della parte inferiore del corpo sono migliorati significativamente nel gruppo di intervento comportamentale, mentre tutte le misure di allenamento sono peggiorate nel gruppo di cure standard.

«L’aderenza all’attività fisica e alle raccomandazioni sull’esercizio è generalmente difficile da ottenere, e fino ad ora non sono state fornite prove definitive che i cambiamenti nell’attività fisica o nel comportamento sedentario possano essere mantenuti nel lungo periodo nelle persone con diabete di tipo 2. Abbiamo voluto fare chiarezza su questa situazione» spiegano i ricercatori. Il gruppo di lavoro ha randomizzato 300 uomini e donne con età media pari a 61,6 anni e diabete di tipo 2, non attivi dal punto di vista fisico e seguiti in tre ambulatori per il diabete a Roma, a ricevere un intervento comportamentale o cure standard per tre anni. Tutti i partecipanti sono stati quindi gestiti con cure ordinarie mirate a soddisfare le raccomandazioni delle linee guida dell’American Diabetes Association, ma coloro che erano nel gruppo di intervento comportamentale hanno ricevuto anche una sessione individuale di consulenza teorica e otto sessioni di consulenza teorica e pratica ogni anno.

Durante lo studio, i pazienti hanno seguito terapie simili e non sono state osservate differenze nella dose di insulina. Dei partecipanti iniziali, 267 hanno completato lo studio (133 nel gruppo di intervento e 134 nel gruppo di terapia standard).

Ebbene, nel corso di un follow-up medio di tre anni i partecipanti trattati con l’intervento comportamentale hanno accumulato 18,9 minuti al giorno di attività fisica da moderata a intensa rispetto a 12,5 minuti per il gruppo con gestione ordinaria, 4,6 ore al giorno di attività fisica ad intensità leggera rispetto a 3,8, e 10,9 ore al giorno di tempo sedentario rispetto a 11,7. L’analisi dei dati ha mostrato la significatività statistica di tutte queste variazioni, che si è mantenuta per tutto lo studio, anche se la differenza tra i gruppi per quanto riguarda l’attività fisica da moderata a vigorosa è diminuita durante il terzo anno da 6,5 a 3,6 minuti al giorno. Ma non solo, anche il glucosio plasmatico a digiuno, la pressione arteriosa sistolica, il punteggio di rischio per malattia coronarica e malattia coronarica fatale a 10 anni sono stati differenti in maniera significativa tra i due tipi di trattamento.

Per quanto riguarda gli eventi avversi, ne sono stati riferiti 41 nel gruppo di intervento comportamentale al di fuori delle sessioni di terapia e 59 nel gruppo di terapia standard. I partecipanti al gruppo di intervento hanno registrato inoltre otto episodi di lieve ipoglicemia, tre episodi di tachicardia o aritmia e 19 episodi di lesioni o disagio muscoloscheletrico durante le sessioni di consulenza teorica e pratica.

Secondo gli autori dello studio saranno necessarie però ulteriori ricerche per valutare se questi risultati possano essere generalizzabili anche a pazienti in un ambientazione diversa da quella di Roma.

JAMA. 2019. doi: 10.1001/jama.2019.0922
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30835309

Fonte: Doctor33

fonte:

DOCTOR33

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