Diabete, un modello statistico britannico calcola gli anni di vita persi

Le persone con diabete "perdono" anni di vita rispetto a quelle senza diabete: quasi 2 anni quando il diabete è di tipo 2, ma che arriva a quasi 8 anni in caso    di diabete di tipo 1.

Le persone con diabete “perdono” anni di vita rispetto a quelle senza diabete: una perdita di quasi 2 anni quando il diabete è di tipo 2, ma che arriva a quasi 8 anni in caso si tratti di diabete di tipo 1. È quello che emerge da uno studio presentato al congresso European Association for the Study of Diabetes del 21-25 settembre e pubblicato su Cardiovascular Endocrinology & Metabolism, in cui per prevedere l’aspettativa di vita delle persone con diabete e di quelle senza diabete, sono stati combinati in un modello i dati del Regno Unito del National Diabetes Audit (tassi di mortalità per le persone con diabete del 2015-2016 con dati divisi in 5 gruppi di età e per sesso ed espressi come rapporto con la popolazione generale) e del Office for National Statistics (tassi di mortalità per gli anni 2015-2017 della popolazione generale stratificata per età e sesso).

La ricerca, che ha così analizzato i dati di oltre 41 milioni di persone, mostra che un individuo “medio” con diabete di tipo 2 (65,4 anni di età) o di tipo 1 (42,8 anni di età) ha un’aspettativa di vita inferiore a una persona senza diabete (18,6 contro 20,3 anni e 32,8 contro 40,2 anni), con anni di vita persi (Lly) medi rispettivamente di 1,7 e di 7,6 anni. Gli Lly erano superiori nelle donne rispetto agli uomini, aumentando del 21% con il diabete di tipo 1 e del 45% con quello di tipo 2. Inoltre, è stato osservato che per ogni anno trascorso da un paziente diabetico con livelli di HbA1c superiori a 58 mmol/mol (7,5%), si perdono circa 100 giorni di vita e che il 70% delle persone con diabete di tipo 1 e il 33% di quelle con diabete di tipo 2 aveva tale valore all’ultimo controllo. «Conoscere ciò può fungere da incentivo ai medici per garantire che tutte le persone abbiano la migliore terapia per mantenere la glicemia nell’intervallo target, e a queste persone per impegnarsi maggiormente con la loro terapia e le raccomandazioni sullo stile di vita» dicono Adrian Heald, della Manchester University e primo nome dell’articolo, e colleghi che riconoscono i limiti dello studio come la dipendenza dai dati di mortalità a livello nazionale e l’incapacità di controllare fumo, inattività, sovrappeso, ipertensione e uso di statine. «Mentre numeri come questi possono essere allarmanti, sappiamo che mantenere i livelli di glicemia entro un intervallo sano riduce il rischio di complicazioni e può anche prolungare l’aspettativa di vita» ha commentato Lucy Chambers, del Diabetes Uk e non coinvolta nello studio, la quale richiede ulteriori ricerche sull’aumento degli anni persi nelle donne.

fonte: Doctor33

Cardiovasc Endoc Metab 2020. Doi: 10.1097/XCE.0000000000000210
https://doi.org/10.1097/XCE.0000000000000210
56th EASD Annual Meeting of the European Association for the Study of Diabetes. PS 01 Diabetes and early death, Abstract n256
https://www.easd.org/annual-meeting/easd-2020.html https://doi.org/10.1007/s00125-020-05221-5

 

fonte:

Doctor33

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