Perdere il 15% del peso corporeo: obiettivo primario per la maggior parte dei diabetici di tipo 2.

Perdere il 15% del peso corporeo dovrebbe essere un obiettivo primario per la maggior parte dei diabetici di tipo 2.

Perdere il 15% del peso corporeo dovrebbe essere un obiettivo terapeutico primario per la maggior parte delle persone che soffrono di diabete di tipo 2, perché può potenzialmente rallentare la progressione fino alla remissione, oltre a ridurre le complicanze della malattia, secondo una review presentata al congresso European Association for the Study of Diabetes (EASD) e pubblicata su The Lancet.

«Proponiamo che, per la maggior parte dei pazienti con diabete di tipo 2 senza malattie cardiovascolari, l’obiettivo principale del trattamento dovrebbe essere la gestione dell’anomalia fondamentale alla base della malattia e il suo driver principale, ossia l’obesità» ha dichiarato il primo autore della pubblicazione Ildiko Lingvay, professore di medicina presso the University of Texas Southwestern Medical Center a Dallas. «Un tale approccio avrebbe l’ulteriore vantaggio di affrontare non solo la glicemia alta, ma anche altre complicazioni legate all’obesità come fegato grasso, apnea ostruttiva del sonno, artrosi, ipertensione e un elevato profilo di grassi nel sangue, avendo così un impatto sulla salute generale della persona rispetto alla sola gestione della glicemia».

Approcci diversi per i vari sottogruppi di diabete 
Si stima che dal 40 al 70% delle persone con diabete di tipo 2 siano obese e che circa il 20-40% abbia malattie cardiovascolari. In questo modo ci sarebbero tre sottogruppi di diabetici: diabete correlato all’adiposità, diabete con malattia cardiovascolare e iperglicemia isolata. Secondo gli autori il trattamento dovrebbe essere adattato specificamente ai vari sottotipi.

«Proponiamo un approccio gluco-centrico nel caso di disfunzione delle cellule beta e iperglicemia isolata, un approccio cardio-centrico in quelli con malattia cardiovascolare e un approccio incentrato sul peso in tutti gli altri», ha detto Lingvay.

Obiettivo primario: perdere il 15% del peso
I ricercatori hanno dettagliato gli obiettivi specifici per ciascuno dei tre sottotipi di diabete. Per l’ipoglicemia isolata l’obiettivo primario dovrebbe essere un valore di emoglobina glicata (HbA1c) inferiore al 7%. Per il diabete con malattia cardiovascolare il trattamento dovrebbe incentrarsi sull’uso di agenti cardioprotettivi. Per il diabete correlato all’adiposità, gli adulti dovrebbero puntare a ridurre almeno il 15% del peso corporeo tramite interventi dimagranti e l’assunzione di farmaci contro l’obesità.

L’evidenza dei benefici della perdita di peso nella gestione del diabete di tipo 2 proviene da diverse fonti. Negli adulti diabetici che hanno partecipato allo studio DiRECT (Diabetes Remission Clinical Trial), ogni perdita di 1 kg era associata a una probabilità del 32% superiore di remissione a 1 anno (p<0,0001). Nei partecipanti che hanno perso almeno 15 kg di peso corporeo, l’86,1% è andato in remissione dopo 1 anno.

Un’associazione simile è stata trovata in uno studio che ha analizzato quasi 6.000 adulti con diabete di tipo 2 sottoposti a chirurgia bariatrica. In questo caso una perdita di peso del 10-15% era associata a una probabilità quasi doppia di remissione del diabete rispetto a quanti avevano perso al massimo il 5% del loro peso (HR = 1,97).

Il co-autore Priya Sumithran della University of Melbourne in Australia ha fatto presente che non è affatto facile ridurre il peso di almeno il 15%. Il cambiamento dello stile di vita in aggiunta alla terapia farmacologica è tipicamente associato a un calo ponderale del 5-8%. La chirurgia bariatrica, che è però invasiva e non scalabile per una popolazione più ampia, in genere determina una perdita di peso superiore al 15%. Le terapie più recenti, come semaglutide e tirzepatide, potrebbero però avere successo nel raggiungere l’obiettivo.

«La remissione del diabete di tipo 2 è raggiungibile da molte persone, specialmente se riescono a ridurre il loro peso di almeno il 10% e riescono a mantenerlo nel tempo» ha aggiunto Sumithran. «Con i nuovi farmaci questi obiettivi sono sempre più alla portata di molti pazienti e questo rappresenta un’opportunità per il modo in cui pensiamo al trattamento del diabete.

Nuove terapie farmacologiche per l’obesità
Il documento ha preso in esame i trattamenti farmacologici disponibili per la gestione del peso. Cinque agenti (orlistat, fentermina-topiramato, naltrexone-bupropione, liraglutide 3,0 mg e semaglutide 2,4 mg) sono approvati da una o più autorità regolatorie in tutto il mondo per la gestione del peso cronico. Ci sono inoltre diversi farmaci in fase di sviluppo, come il doppio agonista GLP-1/GIP tirzepatide.

Gli studi sulle nuove molecole hanno riportato come il 15% del peso corporeo possa essere facilmente perso in oltre il 25% dei partecipanti con diabete di tipo 2 e che la quasi normalizzazione del controllo della glicemia possa essere raggiunta dalla maggior parte dei soggetti.

La maggioranza (40-70%) dei diabetici avrà una o più caratteristiche di insulino-resistenza, il che significa che la loro malattia è probabilmente guidata dall’aumento del grasso corporeo. «Le caratteristiche chiave che identificano le persone in cui l’aumento del grasso corporeo fornisce un contributo meccanico chiave al diabete di tipo 2 sono la presenza di adiposità centrale (grasso intorno alla vita), l’aumento della circonferenza della vita, l’ipertensione e la malattia del fegato grasso» ha spiegato Lingvay. «In questa popolazione proponiamo un obiettivo terapeutico di perdita di peso totale di almeno il 15%, con l’intenzione non solo di migliorare il controllo della glicemia, ma piuttosto come il modo più efficace per interrompere la fisiopatologia alla base della malattia e quindi cambiare il suo corso a lungo termine e prevenirne le complicanze metaboliche».

Un nuovo approccio al diabete incentrato sull’obesità
La forte correlazione tra gestione del peso e diabete di tipo 2 renderà necessario modificare l’approccio clinico. Gli operatori sanitari che trattano il diabete dovranno essere formati sulla gestione dell’obesità e sarebbe utile poter disporre di personale specializzato in grado di integrare la gestione del peso nella nuova strategia di trattamento del diabete.

«In questo momento un numero relativamente piccolo di medici si occupa effettivamente dell’obesità o sa come trattarla» ha commentato Lingvay. «Le cose dovranno cambiare. Chi tratta il diabete dovrebbe sapere come affrontare l’obesità, come trattarla, quali opzioni sono disponibili, come implementarle, quali sono i benefici e come istruire il paziente. Ci vorrà del tempo per arrivarci ma sono ottimista sul fatto che, se diffondiamo il messaggio e le persone capiscono i vantaggi di questo approccio che non si concentra solo sulla glicemia, allora questo cambiamento avverrà in modo naturale».

Bibliografia

Lingvay I et al. Obesity management as a primary treatment goal for type 2 diabetes: time to reframe the conversation. Lancet. 2021 Sep 30;S0140-6736(21)01919-X.

fonte: Pharmastar

 

 

fonte:

Pharmastar

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