Terapia diabete: solo il 37% la segue correttamente. I dati del DiaDay

Il 63% dei diabetici non aderisce correttamente alla terapia prescritta dal medico, il 25% non la segue affatto

Dati del DiaDay2019: il 63% dei diabetici non aderisce correttamente alla terapia prescritta dal medico, il 25% non la segue affatto. Fa la differenza la conoscenza della terapia, aspetto su cui il farmacista ha un ruolo importante

Il 63% dei diabetici non aderisce correttamente alla terapia prescritta dal medico, il 25% non la segue affatto, a fare la differenza è la conoscenza della terapia, aspetto su cui il farmacista ha un ruolo importante grazie al rapporto che ha con il paziente. Questi alcuni dei risultati della terza edizione del DiaDay, presentati oggi a Roma.
«Avevamo dedicato le prime edizioni allo screening della popolazione generale, monitorando, in entrambi i casi, 150.000 persone», ricorda Vittoria Contarina, vicepresidente di Federfarma e coordinatore del progetto che il sindacato titolari conduce in collaborazione con Promofarma ed Edra, con il contributo non condizionato di Teva. «Quest’anno abbiamo deciso di concentrarci sui pazienti diabetici e gli esiti sono tutt’altro che incoraggianti: solo il 37% dei pazienti segue correttamente la terapia».
Al DiaDay 2019 hanno partecipato 5.654 farmacie, con 16.753 i pazienti presi in esame, ai quali è stato sottoposto, dall’11 al 16 novembre scorsi, un questionario ad hoc.

Ecco i risultati. Pazienti con diabete 1 i più indisciplinati

«Il dato che più mi ha sconvolto», continua Contarina, «è relativo al tipo di diabete: i pazienti affetti da diabete di tipo 1, la forma più severa, potenzialmente letale, sono ancor meno aderenti di quelli affetti dalla forma di tipo 2: nel primo caso segue correttamente la terapia il 32% dei soggetti, nel secondo il 38%».
Il quadro generale è quello di una aderenza maggiore negli ultra settantaquattrenni e negli uomini e di una non aderenza causata non soltanto dal fattore dimenticanza ma anche da una grave sottovalutazione dell’importanza della terapia: «Bisogna quasi essere duri con i nostri pazienti, per fare intendere loro le conseguenze a cui vanno incontro a causa di questa sottovalutazione», ammonisce Contarina.
«Occorre invertire la rotta», è il richiamo del presidente di Federfarma Marco Cossolo, «e contribuire noi tutti operatori del sistema sanità a un’opera di educazione sanitaria nei confronti dei cittadini che si rende tanto più necessaria di fronte a questi dati preoccupanti in materia di aderenza. Tanto più che una inversione di tendenza comporterebbe risparmi non indifferenti per il Servizio sanitario nazionale».
«Siamo di fronte a una vera e propria emergenza culturale. Il diabete è una patologia silente e che danneggia diversi organi e non assumere correttamente i farmaci aumenta il rischio di conseguenze come piede diabetico, insufficienza renale, danni alla retina e ipertensione», gli fa eco Luigi D’Ambrosio Lettieri, vicepresidente Fofi e presidente della Fondazione Cannavò.
«Sono dati sconcertanti che sottolineano però quanto siano cruciali iniziative in farmacia come il DiaDay, che aprono la strada a quella farmacia dei servizi la cui sperimentazione è in fase di avvio» aggiunge il segretario di Federfarma Roberto Tobia. «La sperimentazione darà conferma del fondamentale ruolo svolto dalla farmacia sul territorio nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale. La non aderenza alla terapia è fonte di spreco e la farmacia può fare molto per combatterla, consentendo così di utilizzare al meglio le risorse in favore della collettività».

Conoscere la terapia fa la differenza: il ruolo del farmacista

Va pur detto che la scarsa aderenza alla terapia non è un problema solo relativo al diabete – pazienti in cura per ipertensione e colesterolo sono aderenti in media al 50% – e solo nazionale.
«Si calcola che in Europa il fenomeno implichi costi per i sistemi sanitari intorno ai 125 miliardi di euro, mentre essi si attestano sui 100 miliardi di dollari negli Usa», ricorda Amodio Botta, consigliere dell’Associazione medici diabetologi, che ha patrocinato l’iniziativa insieme a Fofi, Fnomceo, Sid, Utifar, Fenagifar, Cittadinanzattiva e Aild.
A fare la differenza sembra essere la buona conoscenza della terapia che si assume, spiega Botta: «Tra i pazienti trattati, chi conosce veramente i farmaci e i loro effetti e le conseguenze se non li assume, la scarsa aderenza scende al 20% (mentre il 41% è alto-aderente) a fronte del 42% di chi afferma di non conoscerli. E il ruolo del farmacista è proprio quello di spiegare bene tutto questo. La sfida è quella di migliorare la comunicazione». «È fondamentale per Teva partecipare a campagne di educazione sanitaria come il DiaDay. Produrre i farmaci non è sufficiente, occorre partecipare, insieme agli altri partner, a migliorare il sistema sanità nel suo complesso», conclude Silvia Montali, country communication manager di Teva.

Giuseppe Tandoi

fonte: Farmacista33

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Farmacista33

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