Un’illuminazione interna intensa durante il giorno può ridurre la glicemia e migliorare il dispendio energetico

I partecipanti che si trovavano in un ambiente interno con illuminazione intensa durante il giorno e scarsa illuminazione la sera avevano livelli di glucosio più bassi.

Una maggiore intensità della luce negli ambienti durante il giorno e una luce soffusa nelle ore serali può portare a benefici cardiometabolici, secondo i risultati di uno studio pubblicato sulla rivista Diabetologia.

Nei risultati di uno studio randomizzato controllato, i partecipanti che si trovavano in un ambiente interno con illuminazione intensa durante il giorno e scarsa illuminazione la sera avevano livelli di glucosio plasmatico più bassi e un maggiore dispendio energetico rispetto all’illuminazione serale intensa e più soffusa durante il giorno, suggerendo che l’illuminazione degli ambienti dovrebbe corrispondere al ciclo naturale giorno-notte.

«I soggetti prediabetici insulino-resistenti hanno disturbi del metabolismo energetico e dell’orologio circadiano 24 ore su 24, fattori che possono contribuire allo sviluppo del diabete» ha affermato l’autore senior Patrick Schrauwen, professore di aspetti metabolici del diabete di tipo 2 presso la NUTRIM School of Nutrition e di ricerca traslazionale all’Università di Maastricht nei Paesi Bass. «Questi potrebbero essere dovuti anche a condizioni di luce non ottimali, dato che molte persone trascorrono la maggior parte del loro tempo al chiuso. L’ottimizzazione delle condizioni di luce potrebbe essere in grado di ripristinare alcuni di questi disturbi metabolici».

Uno studio in diverse condizioni di illuminazione
Ricerche precedenti hanno suggerito che l’esposizione alla luce notturna può interrompere il naturale ritmo circadiano e che i turni di lavoro notturni sono stati associati a un rischio maggiore di obesità, malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2. Ci sono anche evidenze che l’esposizione a una luce insufficiente durante il giorno può comportare una riduzione delle ore di sonno.

Per valutare come l’esposizione alla luce influenza il metabolismo, i ricercatori hanno condotto uno studio crossover controllato e randomizzato su 14 adulti di età compresa tra 40 e 75 anni in sovrappeso che soddisfacevano uno dei quattro criteri per la resistenza all’insulina. Sono stati arruolati solo i soggetti che si coricavano intorno alle 23.00 e avevano una durata del sonno da 7 a 9 ore. I partecipanti sono rimasti in una camera di respirazione per due periodi separati di 40 ore a partire dalle 18:00 del giorno 1 fino alle 12.00 del giorno 3.

In una delle sessioni sono stati esposti a un’illuminazione intensa durante il giorno dalle 8:00 alle 18:00 e a luci soffuse durante la sera dalle 18:00 alle 23:00. Nell’altra sessione, separata da un washout di almeno 4 giorni, sono invece stati in un ambiente con scarsa illuminazione dalle 8:00 alle 18:00 e con luci intense dalle 18:00 alle 23:00.

I partecipanti hanno indossato un dispositivo actigraph per il monitoraggio biometrico per misurare i modelli di sonno prima e durante lo studio. Il dispendio energetico, il tasso metabolico del sonno e l’ossidazione del substrato sono stati calcolati in base al consumo di ossigeno e alla produzione di anidride carbonica. Tramite sensori wireless è stata monitorata la temperatura cutanea. I campioni di sangue a digiuno sono stati raccolti il mattino nei giorni 2 e 3 e nel tardo pomeriggio il giorno 2, mentre quelli postprandiali sono stati prelevati ogni 30 minuti per 4 ore dopo la colazione ogni giorno e dopo la cena il giorno 2.

Illuminazione diurna intensa: glicemia più bassa…
Non ci sono stati cambiamenti nella temperatura della pelle prossimale tra i due modelli di esposizione alla luce, ma la temperatura della pelle distale era inferiore alle 18:00 nel caso dell’illuminazione intensa durante il giorno (28,8 contro 29,9°C, P=0,039). Alle 23:00 i soggetti esposti a luce diurna intensa avevano una temperatura cutanea distale più elevata rispetto a quelli in condizioni di luce serale intensa (30,1 contro 28,8°C, P=0,006).

I soggetti esposti a luci diurne più intense hanno avuto un aumento maggiore dei trigliceridi plasmatici dopo la colazione il giorno 2 rispetto a un’illuminazione soffusa (P=0,029) e avevano livelli di glucosio plasmatico più bassi poco prima di cena (5 vs. 5,2 mmol/l, P=0,02).

… e maggiore dispendio energetico 
Il dispendio energetico del giorno 2 e del giorno 3 non era significativamente diverso tra i due modelli di illuminazione. Non sono emerse differenze nemmeno nel dispendio energetico dopo la colazione del secondo giorno. Invece dopo cena, quanti si trovavano in condizioni di luce diurna intensa mostravano un dispendio energetico postprandiale maggiore rispetto a una forte illuminazione serale.

«L’ottimizzazione delle condizioni di luce, inclusa una luce intensa durante il giorno e più tenue durante la sera, influisce sul metabolismo nell’arco delle 24 ore negli esseri umani e può essere importante per migliorare la salute metabolica negli individui a rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 o la resistenza all’insulina» ha fatto presente Schrauwen.

I limiti dello studio erano un campione poco numeroso e una durata limitata a 40 ore. «Sono necessari studi maggior durata e con più partecipanti per determinare se le condizioni di luce possono effettivamente tradursi in miglioramenti clinicamente rilevanti e questi primi risultati giustificano i futuri approfondimenti» hanno concluso gli autori.

Bibliografia

Jan-Frieder Harmsen et al. The influence of bright and dim light on substrate metabolism, energy expenditure and thermoregulation in insulin-resistant individuals depends on time of day. Diabetologia. 2022 Feb 2.

fonte: pharmastar

 

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pharmastar

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