Retinopatia diabetica, risultati parzialmente positivi per una prima potenziale terapia orale

Il trattamento orale della retinopatia diabetica ha avuto successo per rallentare la progressione della malattia.

Nello studio di fase II ZETA-1, il candidato APX3330 orale per il trattamento della retinopatia diabetica non ha raggiunto l’endpoint primario ma ha avuto successo nell’endpoint secondario chiave di rallentamento della progressione della malattia, secondo quanto comunicato dalla compagnia biotech Ocuphire Pharma, specializzata in oftalmologia.

«Anche se non abbiamo raggiunto l’endpoint primario (precedentemente utilizzato per la somministrazione locale di iniezioni intravitreali anti-VEGF), siamo lieti che i risultati di ZETA-1 sugli endpoint secondari chiave pre-specificati abbiano dimostrato esiti positivi con un profilo di sicurezza sistemico e oculare favorevole, dati che supportano la nostra intenzione di procedere con un incontro di fine fase II con la FDA» ha affermato Mina Sooch, fondatrice e CEO dell’azienda.

La crescente prevalenza del diabete a livello globale e il concomitante aumento della perdita della vista come conseguenza della retinopatia diabetica hanno accresciuto la necessità di un intervento precoce per proteggere la retina dagli effetti dannosi del diabete e ridurre la probabilità di perdita della vista. Per il trattamento della retinopatia diabetica sono stati approvati i farmaci biologici anti-VEGF (Vascular-Endothelial Growth Factor), ma generalmente non vengono utilizzati nelle fasi precoci della malattia prima che si verifichi una perdita della vista per via della necessità di frequenti visite ambulatoriali per l’iniezione intravitreale.

«I pazienti diabetici con retinopatia non proliferativa hanno opzioni terapeutiche limitate per prevenire la progressione della malattia e la perdita della vista» ha osservato Peter Kaiser, professore di oftalmologia presso il Cole Eye Institute della Cleveland Clinic Foundation. «L’attuale paradigma di trattamento prevede che i medici aspettino e monitorino i pazienti con malattia in stadio iniziale, facendo ricorso alla terapia anti-VEGF o steroidi iniettivi oppure il trattamento laser solo in coloro che progrediscono verso la retinopatia diabetica proliferativa o l’edema maculare diabetico».

«APX3330 ha dimostrato un profilo di sicurezza favorevole e ha il vantaggio di essere un agente orale che tratta entrambi gli occhi contemporaneamente» ha aggiunto. «Se questi risultati saranno confermati in fase III e APX3330 verrà approvato, gli operatori sanitari disporranno di una nuova importante opzione terapeutica per la prevenzione primaria che potrebbe essere utilizzata in un gran numero di soggetti che sono in una fase precoce del decorso della malattia, riducendo potenzialmente il numero di pazienti che subiscono una devastante perdita della vista».

Il trial di fase II ZETA-1
Si tratta di uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, progettato per valutare l’efficacia e la sicurezza di APX3330 in pazienti affetti da retinopatia diabetica. Condotto in 25 siti statunitensi, ha arruolato 103 soggetti con almeno un occhio che soddisfaceva i criteri per la retinopatia diabetica non proliferativa da moderatamente grave a grave (NPDR) o per la retinopatia diabetica proliferativa lieve (PDR lieve).

La scala di gravità della retinopatia diabetica ETDRS (DRSS) è uno strumento categorico per gli studi clinici che contiene 10 passaggi discreti, dall’assenza di retinopatia alla grave retinopatia proliferativa, derivati dalla classificazione delle fotografie del fondo oculare per ciascun occhio. Per ciascun paziente l’occhio considerato nello studio presentava un grado DRSS al basale di 5, 6 o 7.

I partecipanti sono stati randomizzati a ricevere 600 mg di APX3330 o placebo due volte al giorno per 24 settimane. Gli endpoint primari e secondari valutati erano il miglioramento e peggioramento di +/- 1, 2, 3 e 4 gradi nel DRSS alla settimana 12 e alla settimana 24, la variazione dell’acuità visiva con la migliore correzione (BCVA), la variazione dello spessore del sottocampo centrale (CST), la sicurezza e la tollerabilità. I dati demografici dei pazienti e le caratteristiche basali erano ben bilanciati in entrambi i gruppi di trattamento.

Meglio del placebo in un futuro endpoint primario di fase III
APX3330 non ha raggiunto l’endpoint primario relativo alla percentuale di pazienti con un miglioramento almeno 2 gradi nel DRSS alla settimana 24 nell’occhio studiato. Considerato che si tratta di un farmaco sistemico, è tuttavia importante valutare l’effetto su entrambi gli occhi, e un potenziale endpoint primario di fase III è rappresentato dal peggioramento di almeno 3 gradi nel DRSS come dato composito di entrambi gli occhi (binoculare).

Secondo il comunicato stampa dell’azienda, questo era un endpoint secondario pre-specificato e valutato in ZETA-1 e il farmaco sperimentale ha dimostrato una riduzione statisticamente significativa della progressione della malattia a 24 settimane: nessun paziente (0%) in trattamento attivo ha infatti avuto un peggioramento binoculare almeno 3 gradi del DRSS rispetto al basale in confronto al 16% del gruppo placebo (p=0,04).

I dati favorevoli su ulteriori endpoint di efficacia supportano l’effetto di APX3330 nel rallentare la progressione della retinopatia diabetica e nel preservare la vista, ha riferito Ocuphire Pharma. L’acuità visiva è rimasta stabile ed è stata osservata una tendenza a un minor numero di pazienti che perdevano almeno 5 lettere di visione a distanza rispetto a quelli sottoposti a placebo (6% vs 19%, p=0,07).

APX3330 ha mostrato buon profilo di sicurezza e tollerabilità. Gli eventi avversi correlati al trattamento erano rari e prevalentemente di gravità lieve, non sono stati osservati eventi avversi gravi correlati al trattamento e variazioni nella funzionalità epatica, renale o cardiaca, nonché nell’emocromo e nel pannello metabolico completo.

fonte: Pharmastar

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Pharmastar

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