Diabete di tipo 2: l’irregolarità del sonno si associa a un aumento del rischio iperglicemico

Secondo uno studio, nei diabetici tipo 2 gli orari del sonno irregolari si associano a un aumento del rischio di iperglicemia.

Secondo uno studio appena pubblicato su Sleep Medicine, prima autrice Rachael Kelly del Dipartimento di psicologia alla Maynooth University in Irlanda, nei diabetici tipo 2 gli orari del sonno irregolari si associano a un aumento del rischio di iperglicemia. Per giungere a queste conclusioni i ricercatori hanno misurato il ritmo del sonno nei giorni lavorativi e nei giorni liberi in 252 diabetici, scoprendo che i partecipanti con orologio interno fuori fase di oltre 90 minuti tendevano ad avere livelli glicemici maggiori rispetto a chi invece non aveva le medesime variazioni degli orari di sonno e veglia nei giorni lavorativi e non. «Un consiglio generale che potrebbe valere non solo per i diabetici ma per tutti, è quello di cercare di vivere il più possibile la vita in armonia con il nostro orologio interno» scrivono gli autori, aggiungendo che, sfortunatamente per molte persone, come per esempio i turnisti, l’obiettivo non è semplice da raggiungere. «Alcune ricerche svolte in precedenza avevano già collegato il cosiddetto cronotipo serale, ossia la preferenza a restare svegli tardi la sera, a un aumento del rischio di uno scarso controllo glicemico» spiegano i ricercatori, precisando che tutti i pazienti dello studio avevano un diabete tipo 2, quasi i due terzi erano obesi e uno su quattro obesi gravi. «I nostri risultati suggeriscono che il disallineamento tra l’orologio circadiano e l’attività sociale potrebbe essere associato a una malattia più grave nei pazienti con diabete tipo 2» riprende Kelly, chiarendo tuttavia che lo studio non è stato progettato per dimostrare se o come gli orari del sonno o la divergenza dai ritmi circadiani naturali possano avere un impatto diretto sulla glicemia nelle persone con diabete. «Non è chiaro come la discrepanza tra il tempo biologico e quello sociale porti agli effetti negativi cui è associata, ma sospettiamo che tale disallineamento indebolisca in qualche modo il ritmo circadiano» concludono gli autori.

https://doi.org/10.1016/j.sleep.2019.07.023

fonte: Doctor33

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DOCTOR33

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