La solitudine è un fattore di rischio per il diabete di tipo 2, anche se i meccanismi alla base di tale relazione devono ancora essere chiariti. Questa è la conclusione di uno studio pubblicato su Diabetologia, che ha utilizzato i dati di 4.112 individui con età media di 65 anni, senza diabete al basale, arruolati all’English Longitudinal Study of Aging. «La solitudine è associata alla mortalità per tutte le cause e alla malattia coronarica, ma la relazione tra solitudine e insorgenza del diabete di tipo 2 non è chiara. Per meglio comprendere la situazione abbiamo condotto uno studio osservazionale longitudinale sulla popolazione» spiega Ruth Hackett, del King’s College di Londra, autrice principale dello studio.
I ricercatori hanno valutato la solitudine dei partecipanti utilizzando la Loneliness Scale della University of California, Los Angeles, in forma revisionata. Le associazioni sono state modellate utilizzando la regressione dei rischi proporzionali di Cox, aggiustando per potenziali fattori confondenti, tra cui le comorbilità cardio-metaboliche. Durante un periodo di follow-up di 12 anni, 264 (6,42%) partecipanti hanno sviluppato il diabete di tipo 2. L’analisi dei dati ha mostrato che la solitudine era un fattore predittivo significativo di diabete di tipo 2 incidente indipendentemente da età, sesso, etnia, status economico, abitudine al fumo, attività fisica, consumo di alcol, indice di massa corporea, emoglobina glicata, ipertensione e malattia cardiovascolare. Ulteriori approfondimenti hanno rilevato un’associazione tra solitudine e insorgenza del diabete di tipo 2, indipendente dai sintomi depressivi, dal fatto di vivere da soli e dall’isolamento sociale. Gli autori affermano di aver pensato a questo disegno di studio durante il lockdown per la pandemia da nuovo coronavirus, per meglio capire come la solitudine potesse incidere sulla salute. Secondo gli esperti, è possibile che la situazione di solitudine, conducendo a uno stress cronico, porti scompiglio negli equilibri metabolici di una persona.
Diabetologia 2020. Doi: 10.1007/s00125-020-05258-6
https://doi.org/10.1007/s00125-020-05258-6
fonte: Doctor33
